Per un terreno fertile

Autostima e fiducia in se stessi

Il bambino è competente” è un libro illuminante. Non mi ero mai fatta la riflessione sulla differenza sostanziale tra fiducia ed autostima e le parole di Jesper Juul aprono una serie di piste pedagogiche e psicologiche che attraversano prima di tutto la comprensione delle mie dinamiche personali, ancor prima di approdare alle questioni legate al mio essere madre ed insegnante.

Fiducia ed autostima non sono sinonimi. Avere fiducia in se stessi, scrive l’autore, è giudicarsi capaci di questa o quella cosa. Avere autostima è l’apprezzarsi per come si è, accettarsi, conoscersi e volersi bene così, a prescindere dai successi ottenuti.

La prima, potremmo definirla “proprietà esterna”, che non significa superficiale, ma proiettata verso l’esterno. La seconda decisamente interiore.

Posso avere fiducia in me stessa e nessuna autostima, ma non è vero il contrario: se si ha una sana autostima generalmente la fiducia in se stessi è naturale, o come scrive J. Juul “raramente diventa un problema“.

Nel suo libro, Juul ci presenta un esempio concreto per capire la differenza: voglio iniziare a suonare il pianoforte e mi accorgo di non esserne capace; se non ho fiducia in me stessa questa consapevolezza mi abbatterà terribilmente perché sarò convinta di essere una buona a nulla. Ma se ho autostima, accetterò serenamente di non essere portata per la musica, di non avere eventualmente abbastanza disciplina o pazienza, senza per questo farne un dramma e intaccare il mio equilibrio interiore.

La consapevolezza della differenza tra queste due parole, permette di approfondire un tantino la per me complessa tematica della “nocività” dei complimenti, di cui tratto già nell’articolo “Mamma! Non mi dire che sono bravo!” Perché gli elogi non sono salutari. Sotto questa luce, diventa ancora più chiaro che complimentarsi tanto con un bambino, sposta l’attenzione del piccolo (che da grande si porterà dolorosamente dietro le conseguenze di questo imprinting) dall’essere apprezzato per quello che è (coltivare la sua autostima), all’apprezzarlo per quello che fa (coltivare la sua fiducia in se stesso).

Per questo, quando i nostri figli attirano l’attenzione verso di noi, dicendoci per esempio “Guarda mamma! Scendo dallo scivolo!“, non si aspettano che li gratifichiamo rispondendo con un “Ma quanto sei bravo!“: per loro non è che un modo come un altro per dirci “Guarda mamma! Esisto!“, agirebbero allo stesso modo se avessero fatto un disegno o avessero cucinato un dolcetto. Hanno bisogno di sapere che sono al centro del nostro amore e della nostra attenzione. Spostare l’attenzione sulla bravura, implica messaggi negativi come “Allora, se non avessi avuto il coraggio di scendere dallo scivolo, non sarei stato bravo…” e quest’ombra si insinua sempre di più nel loro modo di pensare, infiltrandosi nel linguaggio. La prossima volta sarà forse già nostro figlio che ci chiederà scendendo dallo scivolo se è stato bravo… proprio come il mio piccolo allievo di cui parlo in quest’articolo, che mi regalò un disegno chiedendomi con insistenza da uno a dieci, che voto gli avrei dato, rifiutando la semplice gioia senza giudizi che il ricevere un suo dono mi dava.

Non è certo sbagliato incoraggiare la fiducia in se stessi, ma se non è accompagnata da una solida autostima…

“… espressioni come “geniale”, “fantastico”, “eccezionale” o simili hanno in molti casi generato solamente degli ego gonfiati, che sono surrogati ben diversi dal senso di sé. Come quelli di gomma, questi palloni gonfiati di ego non resistono alla minima provocazione: è sufficiente un cattivo voto o un litigio con la ragazza a farli scoppiare, lasciando genitori, amici e insegnanti disorientati e sconcertati” [Jesper Juul]

Ma allora come reagire ad un bambino che ci chiama orgoglioso dalla scivolo? Condividendo la sua gioia, rassicurandolo sulla meraviglia del suo essere lì per quello che è, rispondendogli per esempio: “Sì, ti vedo! Ma quanto sei contento! Sono felice che ti diverta!“. Se ci mostrasse un disegno, potremmo chiedergli di spiegarci che cosa rappresenta, per fargli capire che siamo sinceramente interessati a lui, a prescindere da quello che fa.

Un bambino che sa di essere amato per quello che è, crescerà con più facilità indipendente dal giudizio altrui, sarà più vicino alla sua intima natura, saprà più semplicemente capire ciò che ama e che strada desidera percorrere.

Come ci dice l’autore nella pagina che ho riportato qui sopra, dovremmo ricordarci costantemente l’incredibile meraviglia che ci abitava alla nascita del nostro bambino. Era così perfetto. Non aveva ancora cominciato a fare nulla, a parte vivere meravigliosamente. Non ci serviva altro per amarlo. Né che fosse bravo a scuola, né che imparasse a fare le moltiplicazioni prima degli altri, né che diventasse un divo del cinema.

Un utile passo per seminare i preziosi germogli che daranno tanta serenità ai nostri pargoli, comincia certamente da un lavoro su noi stessi. In fondo, già Montessori ci diceva che i bambini sono maestri. Juul ci dice che collaborano al nostro equilibrio mettendoci di fronte alle nostre stesse domande senza risposta e Françoise Dolto, addirittura che “da piccoli, i bambini sono come psicoterapeuti dei genitori“.

Quanta autostima ho? Quanta importanza do al giudizio degli altri basato su quello che so fare piuttosto che su quello che sono? Quanta importanza attribuisco a coloro che non mi apprezzano per quello che sono? In che modo coltivo me stesso, la mia interiorità, affinché resti in contatto con essa, affinché mi possa, giorno per giorno, amare per quello che sono, con i difetti perfettibili e i pregi pregiudicabili che mi compongono?

Gnōthi sautón” (γνῶθι σαυτόν), c’era scritto sul tempio di Apollo: “Conosci te stesso“. Mi appare ora chiaro, come questa massima sia la porta per amarsi, stimarsi. Certo fidarsi di se stessi. E da qui, trasmettere questo valore alla nostra prole e a chi avrà allora la fortuna di essere irradiato da una tale inestimabile saggezza.

Se ci riuscite, mi indicate il cammino?

7 pensieri riguardo “Autostima e fiducia in se stessi

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